PROTAGONISTE DI VALORE – Roberta Ceretto – Presidente dell’Azienda Vitivinicola Ceretto srl

PROTAGONISTE DI VALORE – Roberta Ceretto – Presidente dell’Azienda Vitivinicola Ceretto srl

170 ettari di vigneti di proprietà che si estendono tra Langhe e Roero, 4 cantine, 17 vini prodotti, 150 collaboratori tra vigna, cantina e ufficio, 5.000 clienti suddivisi in enoteche e ristoranti italiani, 60 paesi d’esportazione: questi i numeri della Ceretto, l’Azienda vitivinicola che dal 1937 pone la terra e le persone al centro della propria attività. Sia i fondatori sia le generazioni successive hanno infatti adottato una filosofia aziendale che punta sulla valorizzazione della tipicità del territorio e dei suoi vini e sul coinvolgimento dei collaboratori. Il risultato è noto a tutti: da sempre Ceretto è sinonimo di eccellenza e la cantina è riconosciuta per l’elevata qualità dei prodotti, considerati ambasciatori del Piemonte e dell’Italia nel mondo. La tradizione nei metodi di vinificazione e maturazione, il rispetto per la natura e l’innovazione che punta sull’agricoltura biologica e biodinamica sono le keywords che spiegano il successo enologico della Famiglia. Ma Ceretto è anche sinonimo di arte. Dall’antico casolare ottocentesco di proprietà, che è stato trasformato in una cantina dalle geometrie e dal design moderno, alla celebre Cappella del Barolo dipinta da Tremlett e LeWitt, sono tante le opere promosse da questi mecenati contemporanei.
Protagoniste di Valore ha incontrato Roberta Ceretto, Presidente e Responsabile comunicazione dell’Azienda vitivinicola, che dal 2004 al 2007 è stata Consigliere del Consorzio del Barolo e Barbaresco e dal 2005 al 2008 ha ricoperto il ruolo di Vice Presidente del Gruppo Giovani di Confindustria di Cuneo. Tra i suoi incarichi anche quelli di Consigliere d’Amministrazione della Fondazione Nuovo Ospedale Alba-Bra onlus, Consigliere d’Amministrazione del Consiglio per le relazioni tra Italia e Stati Uniti, Consigliere d’Amministrazione dell’Agenzia di Pollenzo, Membro del Consiglio generale della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, ente non profit che ha scopi di utilità sociale e di promozione dello sviluppo economico del territorio e Vice Presidente di Confindustria Cuneo. In sintesi, una donna competente, dinamica, determinata e amante dell’arte in tutte le sue forme.

Quando si parla di Ceretto si parla di enologia sostenibile. I risultati sono premianti? 

“Negli Anni 2000 abbiamo acquistato una vigna a Cannubi con un’età media di 80 anni e abbiamo visto che era perfetta, mentre vigne più giovani non trattate allo stesso modo avevano fallanze. Mio cugino, che si occupa della parte enologica, si è informato e ha così ragionato sul tema della sostenibilità e del rispetto dei decorsi della natura. Non abbiamo mai voluto convertire tutto al biologico per moda, ma per una questione etica e morale, perché noi 4 cugini, che rappresentiamo la nuova generazione dei Ceretto, volevamo promuovere un’agricoltura più consapevole. Secondo noi è uno sguardo diverso al contemporaneo, visto con gli occhi della tradizione. Gestendo un’azienda con un discreto successo, noi figli per certi versi abbiamo avuto la vita privilegiata, ma non ne abbiamo approfittato. Anzi, abbiamo voluto studiare e lavorare per produrre innovazione di qualità. Abbiamo sentito la necessità di attuare delle modifiche che fossero più compatibili con i tempi attuali. Se negli Anni ’60 mio padre e mio zio dovevano investire per creare l’azienda che oggi è Ceretto, noi abbiamo la responsabilità di intervenire per migliorarla dove è possibile. I vantaggi, quindi, non sono legati alla qualità, perché questo tema risale agli Anni ’60 con i fondatori che avevano scelto terre con ottime esposizioni. Produrre vino biologico e biodinamico ha dei costi notevoli, soprattutto su dimensioni come le nostre, per cui facciamo attenzione a lavorare con attenzione perché le vigne sono delicate e vanno trattate con cura. I risultati sui vini sono ottimi, ma siamo anche favoriti dalle annate particolarmente calde che aiutano la qualità”.

Avete numerosi collaboratori. Cosa significa per voi responsibility?

“La responsabilità della terrà è un tema che sentiamo nostro, come la responsabilità verso i collaboratori. Un tema caro a mio padre e a mio zio, ma anche a noi cugini. Il lavoro agricolo è faticoso abbiamo sempre cercato di tenerci vicino i dipendenti dando loro le case, seguendoli e accogliendoli, anche perché molti di loro sono stranieri. Le vigne sono delicate e occorre curarle con costanza, ma è un lavoro faticoso per cui cerchiamo di fidelizzare i collaboratori, che sono una fonte preziosa. Il rispetto per il lavoro e per chi lo fa sono valori che appartengono alla nostra famiglia da sempre”.

Dalle etichette dei vini alla Cappella del Barolo, il design e l’arte sono parte della vostra storia. Un connubio vincente? 

“Le nostre etichette sono state realizzate da Silvio Coppola, famoso designer degli Anni ’80. Abbiamo mutuato un pensiero simile sui piatti che vengono utilizzati nel ristorante La Piola di Alba, sempre di nostra proprietà, dove abbiamo coinvolto 12 artisti e i tavoli sono variegati e decorati con questi piatti. Abbiamo cercato di mettere un po’ di arte contemporanea in ogni nostro nuovo progetto per renderlo più significativo e la Cappella del Barolo ne è un esempio. Con l’amico David Tremlett nacque l’idea di realizzare qualcosa insieme, poi mio padre gli diede l’input di coinvolgere un secondo artista e così Sol LeWitt si unì al progetto. Agli artisti piacque l’idea di recuperare l’edificio in rovina e Tremlett si occupò delle decorazioni interne e LeWitt di quelle esterne. Il risultato è che 50.000 persone la visitano ogni anno. Da quell’esperienza del 1999 abbiamo capito che l’arte è un incredibile strumento di comunicazione perché ha la capacità di riempire di contenuti un luogo. Con il vino coinvolgiamo un mondo straordinario di persone che amano sia l’arte sia il vino e in questo modo offriamo contenuti per attrarle e far conoscere il territorio. Per noi è fondamentale che sia mantenuto vivo il discorso culturale e vogliamo arricchire di nuove esperienze le nostre cantine e i nostri luoghi. Spesso i progetti che promuoviamo non sono legati al mondo vitivinicolo, ma quando conosci un artista e ti innamori delle sue opere, non puoi non accoglierle”.

Passione e valorizzazione del territorio sono nel vostro DNA. In che modo li declinate? 

“Negli Anni ’80 mio padre unì i suoi prodotti al nascente concetto del made in Italy. Allora il Piemonte e le Langhe non erano conosciuti e il Barolo non era un vino famoso, ma lui decise di abbinare il cibo al vino. Promuovere il Barolo assieme ai prodotti del nostro territorio è stato un gioco di squadra fenomenale che ha portato a grandi risultati. Abbiamo anche notato che chi veniva nelle Langhe rimaneva stupito dalla loro bellezza e se poi si fermava a mangiare, era estremamente gratificato. Visto che il vino è legato alla terra d’origine, giocare con una squadra composta dal territorio e dagli elementi che lo coinvolgono è quindi fondamentale. Per noi lavorare in queste zone è importante e le iniziative che realizziamo sono gratuite perché ci piace che la gente venga nei nostri luoghi. Dal 2014 le Langhe sono Patrimonio dell’Unesco come paesaggio vitivinicolo. Questa è una natura domata: è la dimostrazione che se l’intervento dell’uomo è condotto in maniera sensata, i benefici ci sono”.

Donna per lei significa?

“Secondo me noi donne, io per prima, siamo delle equilibriste perché, dall’alba al tramonto, ci districhiamo tra numerosi impegni e pensiamo a tante cose contemporaneamente. Per noi, inoltre, il cuore è più forte della testa e ritengo che sia un plus perché talvolta con una parola gentile si risolvono tante questioni”.

Lisa, Roberta, Alessandro e Federico, figli di Bruno e Marcello Ceretto

IL FOCUS DI PROGESIA

I valori dell’Azienda Vitivinicola Ceretto sono:

  • Sviluppo sostenibile: sostenibilità ambientale, sociale e di governance;
  • Valorizzazione dei dipendenti;
  • Iniziative di conciliazione famiglia e lavoro e agevolazione della gestione del tempo in azienda.

 

Un’azienda, una famiglia

“Si chiama Azienda Vitivinicola Ceretto, ma siamo una famiglia” afferma Roberta Ceretto quando racconta del suo rapporto con i dipendenti. “Ci sono persone che sono state con noi dalla fine della scuola alla pensione, persone con grandi valori, che condividono le nostre idee e le portano avanti. Alcuni sono arrivati con una valigia e null’altro. Noi abbiamo ristrutturato delle cascine e ne abbiamo fatto dei luoghi accoglienti dove costruire un futuro”. Tutto ciò non è stato studiato a tavolino, ma è stata l’evoluzione naturale dell’azienda che ha voluto da sempre costruire un rapporto di fiducia con i suoi collaboratori e collaboratrici. L’azienda ha quindi saputo valorizzare e fortificare il rapporto con i dipendenti da cui traspare un grande senso d’appartenenza, fondamentale per l’efficienza e per il raggiungimento degli obiettivi aziendali.
L’azienda conta in totale ottanta lavoranti, in vigna sono metà donne e metà uomini, mentre in cantina, luogo in cui vi è generalmente la sola presenza maschile, grazie al supporto dell’innovazione tecnologica oggi sono entrate nel team anche alcune donne. “In azienda siamo due eredi femmine e due maschi, quindi per noi è assolutamente normale ragionare e confrontarci alla pari e questo si riflette su tutta l’azienda”.

Il gusto e l’arte

“In un periodo in cui nessuno aveva ancora scommesso sulle Langhe, Bruno e Marcello Ceretto sono andati controcorrente, puntando sulle materie prime del territorio” racconta Roberta Ceretto, ricordando quando negli anni ’80 cominciava a prendere forma l’idea del Made in Italy, grazie agli stilisti di moda e al cibo e ai vini sempre più riconosciuti come elementi distintivi della nostra nazione. L’intuizione di mio padre e di mio zio è stata quella di puntare sulla qualità del prodotto e sulla sua valorizzazione attraverso un packaging di alto livello, che potesse rispecchiare la preziosità del vino.
Nell’Azienda Vitivinicola Ceretto quindi, il gusto è associato all’arte, perché nel vino si ritrovano elementi che hanno molto in comune con le opere d’arte “duro lavoro, passione, emozione e soddisfazione, si parla al cuore delle persone” spiega Roberta Ceretto.
“La scelta dell’azienda è quella di investire sempre prima di tutto sulla qualità a prescindere. La valorizziamo con la creatività e la giusta dose d’estetica, senza dimenticare l’attenzione al territorio che per noi è particolarmente prezioso e lo rispettiamo innovando in modo sostenibile”. Questi valori sono condivisi dai collaboratori e anche dai nostri clienti, che desiderano vivere un’esperienza unica legata non solo alla qualità del vino, ma anche alle visite alle cantine, ogni anno numerosissime, e alla consapevolezza che l’azienda rispetta il territorio e i suoi frutti.

Coordinamento: Carole Allamandi

Intervista: Barbara Odetto

Focus: Antonella Moira Zabarino

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