Jean-Jacques Rousseau, uno dei pensatori più influenti dell’Illuminismo, scrisse: “Io so e sento che fare del bene è la vera felicità di cui il cuore umano può godere”. Sicuramente è della stessa opinione Enzo Muscia, un uomo altrettanto illuminato che, con il suo agire, ha ridato speranza a tante persone. Nel 2012 l’azienda A-Novo di Saronno dichiarò fallimento, nonostante le buone performance, e licenziò i dipendenti tra i quali lo stesso Muscia. La soluzione più facile per l’ex impiegato sarebbe stata abbattersi o cercare un nuovo lavoro. Lui invece, ipotecando la sua casa, rilevò la società in crisi e man mano riassunse 41 dei suoi ex colleghi regalando ad A-Novo una nuova vita. Quello che potremmo definire un angelo contemporaneo, nel 2018 ha applicato la stessa strategia imprenditoriale al centro assistenza Samsung di Torino. Insignito del titolo di Cavaliere al merito della Repubblica, la sua vita ha ispirato il film Il mondo sulle spalle girato all’ombra della Mole. Diretto da Nicola Campiotti e prodotto da Roberto Sessa per Rai Fiction, il lungometraggio vede Beppe Fiorello nel ruolo di Enzo Muscia.
Benché non sia un Torinese come tutti i protagonisti di ScattoTorino, abbiamo voluto intervistare questo imprenditore perché ha comunque un legame importante con la città e perché ciò che ha fatto è sicuramente fonte di ispirazione per molti.


Foto in alto: Enzo Muscia riceve il Premio ASSISI PAX International – Giugno 2019
La sua vita è strettamente legata ad A-Novo. Perché?
“Perché ho iniziato a lavorare qui negli Anni ’90 come tecnico elettronico e nel tempo sono cresciuto ricoprendo diversi ruoli sino alla direzione commerciale. L’azienda, che in Italia si occupava di assistenza post vendita di prodotti elettronici, era francese ed aveva numerose filiali, tra le quali quella italiana di Saronno. Mi sono formato professionalmente in A-Novo e negli anni ho costruito legami stretti con i colleghi”.

Ripercorriamo la crisi della società?
“Nel novembre del 2011 ci convocarono in mensa per comunicarci che saremmo entrati in cassa integrazione. Eravamo 320 addetti e ci conoscevamo tutti. Fummo basiti perché il bilancio era positivo e l’azienda fiorente. La casa madre, che aveva sede a Parigi, aveva però un debito verso l’Italia e con questo escamotage avrebbe sistemato i bilanci. Poiché il know-how dell’impresa era di alto livello e i clienti tra i maggiori player del mercato, il curatore fallimentare mi propose di creare A-Novo srl come affitto di ramo d’azienda e di resistere un anno per provare a trovare qualcuno intenzionato a ricapitalizzare l’azienda in fallimento. Per dodici mesi girai l’Europa per avere la fiducia dei clienti. Qualcuno si rifiutò di proseguire a lavorare con noi, altri accettarono perché mi conoscevano e credevano in me. Con 20 ex colleghi ci adoperammo per fare tutto il possibile, ma nel novembre del 2012 il curatore fallimentare mi informò che era finita e che ero in cassa integrazione. Per la seconda volta mi cadde il mondo addosso. Convinsi il curatore a vendermi l’affitto di ramo d’azienda, definii il business plan e chiesi un finanziamento alle banche, anche se per averlo fui costretto ad ipotecare la casa. Subito assunsi 7 ex colleghi e nel 2013, l’anno in cui le piccole e medie imprese erano in crisi, io continuavo a far rientrare in azienda chi aveva lavorato con me in precedenza. Vinsi un bando di gara e impiegai altre 13 risorse. Oggi 41 dei miei ex colleghi lavorano in A-Novo srl“.

Quando ha capito che ce l’avrebbe fatta?
“Da subito, perché conoscevo il know-how dell’azienda e, anziché lamentarmi, ho lavorato per trasformare quell’evento da negativo a positivo”.
La sua è una storia a lieto fine che ha suscitato interesse
“In effetti molti giornali ne hanno parlato e il Presidente della Repubblica Mattarella mi ha insignito del titolo di Cavaliere al merito. Siccome la mia vita ha ispirato molte persone, ho scritto il libro Tutto per tutto edito da Roi edizioni. Il testo ha avuto successo e spesso lo presento nelle convention, in televisione, nelle scuole, alla Bocconi e in altre università. Credo che sia un dovere dare speranza ai giovani che hanno poca fiducia nel nostro Paese”.


Il suo esempio è diventato anche un film per Rai Fiction con Beppe Fiorello
“Quando la Rai ha proposto di trasformare la mia esperienza in un film, ho accettato. Con Beppe siamo diventati amici e gli ho anche insegnato ad usare gli attrezzi da lavoro per essere credibile durante le riprese sul set. Sono rimasto a Torino per due mesi ed ho avuto modo di scoprire questa bellissima città. Da Saronno ho fatto portare due bilici di attrezzature che ho aiutato a montare personalmente sul set perché, oggi come un tempo, sono un uomo pratico e concreto”.
Un bilancio della sua vita?
“Sono soddisfatto perché ho la stima e l’affetto della gente. Firmare lettere di assunzione è la mia droga e sono contento di ispirare la spinta al cambiamento. A Bergamo, ad esempio, due persone hanno seguito il mio esempio e hanno preso in carico l’azienda in difficoltà dove lavoravano”.
Nel 2018 ha replicato il modello utilizzato con A-Novo anche per il centro assistenza Samsung di Torino. Ce ne parla?
“Fui contattato dal Direttore di Samsung, azienda che già seguivo, perché il centro di Torino veniva dismesso in quanto la società che lo gestiva era fallita dieci mesi prima. Fu una scelta difficile perché Saronno e Torino sono distanti e le mie competenze non erano legate a quel prodotto. Però ho pensato che potevo aiutare delle persone e così ho accettato. È stato complicato trovare i 6 ex dipendenti e per farlo ho chiesto informazioni nel negozio accanto al centro assistenza Samsung. Oggi la realtà è attiva e va bene”.

Nel suo futuro ci saranno altre aziende da salvare?
“Ci sto lavorando, ma per il momento non posso svelare nulla. Diciamo che per me la terza sarebbe il coronamento di un sogno”.
Il suo è un modello di business che pone al centro le persone. Un consiglio da dare ad altri imprenditori?
“Occorre avere coraggio, portare avanti i propri ideali e non scegliere di andare all’estero. Io lavoro 14 ore al giorno e non sono mai stanco perché mi piace quello che faccio. La più grande soddisfazione è stata assumere una ex collega monoreddito di 62 anni. Quando ci comunicarono la cassa integrazione era disperata. Era un’operaia generica senza più nulla. Oggi dopo sette anni di collaborazione con noi è in pensione e, soprattutto, è serena”.
Torino per lei è?
“Una città dalla quale mi sento adottato. L’ho frequentata parecchio sia durante le riprese del film sia nel periodo in cui ho acquisito il centro assistenza Samsung. Sono legato a Torino ed ho in fieri un progetto che al momento non posso svelare”.
Un ricordo legato alla città?
“Un’immagine bella e triste allo stesso tempo. Ricordo con gioia la conferenza stampa e l’anteprima del film al cinema Lux. In quell’occasione conobbi Paolo Tenna, che era amministratore delegato della Film Commission Torino Piemonte. Una bella persona che purtroppo ci ha lasciati”.

Coordinamento: Carole Allamandi
Intervista: Barbara Odetto