Alberto Dalmasso – Co-Founder e CEO di Satispay, l’app di pagamento più smart

Alberto Dalmasso – Co-Founder e CEO di Satispay, l’app di pagamento più smart

“Siamo una squadra di folli, curiosi, creativi ed entusiasti, determinata a migliorare la vita di tutti rendendo finalmente semplice ed economico ogni pagamento”. Descrivono così il proprio team i tre fondatori di Satispay Alberto Dalmasso, Dario Brignone e Samuele Pinta che hanno ideato la piattaforma nel 2013 e dopo un periodo di studio e analisi del contesto normativo e tecnologico, l’hanno resa operativa all’inizio del 2015. Grazie a quest’app, che si scarica gratuitamente su tutti i tipi di smartphone e tablet, è possibile fare acquisti nei negozi, scambiare denaro con gli amici, effettuare la ricarica telefonica, pagare i bollettini, gli avvisi della pubblica amministrazione e il bollo di auto e moto. Grazie al cashback l’utente ottiene inoltre un rimborso immediato sugli acquisti che effettua nei negozi convenzionati. Studiata per cambiare le abitudini di pagamento delle persone, facilitando la gestione del denaro, Satispay è un valido supporto al business anche per gli esercenti e sono molti i negozi, i siti di eCommerce, ma anche i taxi e i liberi professionisti che la utilizzano. Per gli aspetti distintivi che concorrono a definirne il modello, Satispay è entrata anche nella classifica Fintech 250 stilata da CB Insights che raccoglie le più prestigiose aziende di finanza innovativa a livello mondiale.
ScattoTorino ha incontrato Alberto Dalmasso per parlare di quello che è oggi il più innovativo metodo di gestione di denaro.

Quanto è cresciuta Satispay dal 2015 ad oggi?

“Oggi gli utenti attivi nell’utilizzo del servizio sono 870.000 ed aumentano ad un ritmo di oltre 1.000 al giorno. I punti vendita fisici e online che accettano pagamenti con Satispay sono oltre 90.000 e sono distribuiti in tutte le province italiane. La crescita della rete di accettazione è molto significativa. Basti pensare che anche se abbiamo dovuto costruirla da zero, vista la nostra totale indipendenza dai circuiti tradizionali, lo scorso anno – quando peraltro ancora era più ridotta – ha rappresentato il canale in cui si sono finalizzate un terzo delle transazioni in store via mobile, avvenute proprio tramite Satispay, come ha fotografato l’Osservatorio sul Mobile Payment&Commerce del Politecnico di Milano. Il mercato è in crescita e in continuo fermento e misurare la crescente affezione dei negozianti verso la nostra soluzione è una grande soddisfazione. Prova del fatto che risolviamo per loro alcuni aspetti cruciali per sostenere l’attività: riduzione dei costi e utilizzo dell’app come potente canale relazionale e di marketing verso la clientela”.

Satispay non è più basata a Torino, ma la Città è rimasta centrale per voi. Perché?

“Il progetto è nato qui e con Dario Brignone, laureato in Scienze Matematiche con indirizzo Informatica, ci abbiamo lavorato per un anno e mezzo. Lo abbiamo testato a Cuneo, la nostra città d’origine, e in seguito Torino è stata la prima grande città su cui l’abbiamo portato.  Ancora oggi è quella che registra il maggior numero di utenti e di transazioni. Abbiamo scelto di trasferirci a Milano per tutta una serie di ragioni legate al business, alla vicinanza con partner e investitori, ma Torino resta centrale. Qui Satispay è cresciuta davvero molto rapidamente”.

Quali progetti ed evoluzioni possiamo aspettarci da Satispay?

“Con Dario e Samuele Pinta, informatico, da sempre appassionato di tecnologia e innovazione che si è unito a noi nella prima fase, abbiamo iniziato con l’idea precisa di offrire uno strumento di pagamento semplice ed efficiente a negozianti e consumatori, uno strumento che portasse un valore aggiunto tale da giustificare un cambio di abitudine nei pagamenti. Una volta raggiunto questo obiettivo abbiamo iniziato a costruire sul pagamento i servizi. Prima le ricariche telefoniche, poi i bollettini, poi il bollo auto e moto, la possibilità di creare dei salvadanai con cui risparmiare, le donazioni, le buste regalo, i pagamenti ricorrenti. In futuro immaginiamo una Satispay sempre più punto di riferimento per tutto ciò che riguarda la gestione del denaro e dei pagamenti, introducendo anche servizi di credito o investimento, sempre più esplorativa grazie a mappe arricchite e, naturalmente, internazionale”.

Prima Torino, poi l’Italia, adesso l’estero?

“Questo è il progetto più ambizioso. L’Italia è grande, il lavoro da fare è parecchio, ma sappiamo come agire. Abbiamo uno staff che lavora con entusiasmo e passione e vogliamo replicare il nostro business model anche in Europa. Stiamo già operando in Lussemburgo, dove ci sono 35 negozi in fase di test, e con Giorgio Ponticelli –che ha maturato una grande esperienza nell’internazionalizzazione di startup – stiamo creando un team a Berlino perché la Germania è una bella sfida. Qui, come in Italia, il cash è molto utilizzato, ma gli users cercano soluzioni di payment più comode e nel gennaio 2020 lanceremo Satispay. Successivamente punteremo su Francia e Spagna”.

Torino per lei è?

“La città degli inizi. Torino per me significa inizio delle cose più rilevanti della mia vita. L’inizio della vita fuori casa quando sono andato all’Università dove ho studiato Economia e ho alloggiato al Collegio San Giuseppe, il mio primo lavoro in Ersel, l’inizio della mia relazione con Nadia con cui mi sono poi sposato e, naturalmente, l’inizio di Satispay. Quando mi sono trasferito a Torino avevo creato un salotto virtuale con il mio compagno di collegio, un gruppo di amici che stavano in giro per il mondo per varie ragioni con cui ci sentivamo per discutere delle le nostre idee di business legate all’innovazione. E’ tramite uno dei partecipanti al salotto che ho conosciuto Dario. Torino è anche la città che ha continuato a starci vicino in termini finanziari, penso ad esempio al sostegno del Club degli Investitori. Sono molto legato alla città perché qui sono partite esperienze e relazioni che durano ancora oggi.”.

Un ricordo legato alla città?

“La corsa. Ormai vivo a Milano, ma quando vivevo a Torino andavo a correre e il mio percorso partiva da Parco Leopardi, includeva il Ponte Isabella – che attraversa il Po – e arrivava fino alla collina. A Milano, purtroppo, non ci sono gli stessi panorami”.

Coordinamento: Carole Allamandi

Intervista: Barbara Odetto

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