Quella di Marco Piccolo è una bella storia famigliare. Figlio della Dottoressa Maria Grazia Reynaldi, che nel 1980 aprì a Torino un negozio dalla cui vetrina si poteva vedere il laboratorio dove lei stessa creava cosmetici per i clienti, oggi CEO della società che ha sede a Pianezza (TO) e che sviluppa 40 nuove formule beauty al mese per conto terzi. Oltre alla Dottoressa, che dirige il Laboratorio di Ricerca e Sviluppo, alla guida dell’azienda ci sono lui e il fratello Andrea, responsabili rispettivamente delle vendite e della produzione, e le nuore Laura Patrucco e Grazia Massa, referenti per la logistica e l’amministrazione. La Dottoressa Reynaldi, tra le prime donne in Italia a laurearsi in Chimica con una tesi sulla cosmesi, ha trasferito ai figli la determinazione, l’entusiasmo e la passione per il lavoro “fatto bene”. Il Dottor Piccolo racconta a ScattoTorino quali sono le chiavi del successo della Reynaldi Srl, che oggi conta 45 addetti e produce per noti brand internazionali un’ampia gamma di prodotti cosmetici. Attenta all’impatto sociale, all’etica, alla solidarietà e alla ricerca, l’azienda collabora con una comunità di donne del Burkina Faso e le Nazioni Unite hanno chiesto di duplicare il modello anche in Nigeria. Last but not least, la Reynaldi lavora con associazioni e Università nel recupero delle materie prime della filiera alimentare e nel 2016 è diventata la prima Società Benefit cosmetica italiana. Come dicevamo, una bella storia famigliare.
Dottor Piccolo, ci presenta la Reynaldi Srl?
“Dopo la laurea, mia madre iniziò a produrre in casa cosmetici che regalava alle amiche. Successivamente aprì un negozio in via Cardinal Fossati a Torino e dopo a Porto Cervo, Porto Rotondo, Sauze d’Oulx e Bardonecchia. Nel ’96 entrai in azienda e mi occupai della contabilità. Quando realizzai che non avevamo le capacità di marketing per supportare un nostro proprio marchio, suggerii a mia madre di cambiare strategia e di produrre in conto terzi. Nel 2000 avevamo un solo dipendente in un laboratorio di circa 60 metri quadri ed oggi, nello stabilimento di Pianezza di 7.500 metri quadri, contiamo 45 collaboratori. Dal 2008 i ricavi sono in crescita di circa il 25% ogni anno e nel 2019 prevediamo di chiudere con un aumento del 50%. Per i nostri clienti italiani e stranieri produciamo circa 100.000 pezzi al giorno che includono creme, profumeria alcolica, emulsioni, gel viso e corpo, skin care, solari e baby care. Infine investiamo il 13% dei ricavi in ricerca e sviluppo. In Italia la media è dello 0,87%”.
Quali sono le chiavi del vostro successo?
“Abbiamo definito un business model basato sulla capacità di creare prodotti customizzati in tempi brevi. Siamo attenti alla qualità delle materie prime e di tutta la fase produttiva e forniamo un alto livello di servizi che includono anche il packaging, l’etichettatura, la spedizione e la consulenza per l’export nei mercati esteri. Abbiamo investito in macchinari capaci di garantire una produzione versatile in modo da gestire i diversi quantitativi richiesti dai clienti. Abbiamo un reparto di produzione attrezzato con turboemulsori che hanno una capacità produttiva che arriva fino 12.000 kg giornalieri. Abbiamo poi delle divisioni strutturate per la produzione rispettivamente di piccoli lotti artigianali, da 500 a 1.000 pezzi, e di grandi lotti industriali che vanno da 5.000 a 200.000 pezzi. Il reparto confezionamento è dotato infine di 5 linee automatizzate di riempimento vasi e flaconi, con una capacità pari a 80.000 pezzi al giorno, in modo da ottimizzare la resa delle lavorazioni e diminuire gli scarti”.
Chi sono i vostri clienti?
“Sia premium brand conosciuti nel mercato cosmetico internazionale sia private label e aziende con certificazioni BIO, che garantiscono la provenienza biologica degli ingredienti. Una tendenza sempre più importante nel settore”.
Avete creato delle linee in partnership con importanti marchi del settore food. Di cosa si tratta?
“Sono prodotti distribuiti da Eataly che puntano sul concetto di slow food del cosmetico. Tra questi ci sono la crema al caffè di Vergnano, il sapone per le mani al chinotto di Lurisia, il bagno doccia con il vino Nebbiolo di Franciacorta e altri”.
Parliamo del modello virtuoso di collaborazione con l’Africa?
“Nel 2003 mia madre decise di aiutare una piccola comunità di donne del Burkina Faso acquistando 100 kg di burro di karité. Ancora oggi lavoriamo con quel gruppo di 5 donne, che sono riuscite a creare una piccola azienda in cui oggi operano in 25, gli abbiamo fornito macchinari, materie prime e gli abbiamo insegnato a produrre cosmetici che vendono localmente. Siamo una società profit che agisce in modo etico e sociale e le Nazioni Unite ci hanno chiesto di duplicare il modello anche in Nigeria”.
L’attenzione per l’ambiente per voi significa?
“Avere rispetto per il territorio in cui produciamo. Per ridurre l’impatto ambientale abbiamo creato un impianto che, attraverso un sistema di recupero e filtraggio, consente di riutilizzare tutta l’acqua usata nei processi produttivi. Inoltre abbiamo implementato un sistema di gestione dei rifiuti che permette di recuperarne fino al 97%; questi vengono trasferiti, senza ulteriori azioni inquinanti, in un centro situato a 500 metri di distanza dallo stabilimento. Infine abbiamo sviluppato un progetto di autoproduzione energetica con l’istallazione di pannelli fotovoltaici sul tetto dello stabilimento che permette di avere prodotti a zero emissione CO2. La nostra mission è realizzare una crescita intelligente, sostenibile e che includa tutti: per questo dal 2016 siamo diventati la prima Società Benefit cosmetica italiana. La Reynaldi srl è nel consiglio direttivo di Cosmetica Italia e Confindustria ed è nell’Advisory board di Piccola Industria dell’Unione Industriale di Torino”.
La Reynaldi pensa anche ai suoi collaboratori?
“Lavoriamo con persone eccellenti a livello tecnologico e umano. Persone che hanno delle famiglie: per questo l’azienda chiude alle ore 17.00. Vogliamo che si realizzino anche nella vita, oltre che nel lavoro, e che possano dedicarsi ai loro cari e agli hobbies. Da noi si festeggiano i compleanni di tutti i dipendenti, i distributori di bevande sono gratuiti e ad ognuno è stata data una borraccia in metallo per non inquinare”.
Quanto è importante, per voi, il sociale?
“Ovviamente anche questo è un argomento fondamentale. Abbiamo attivato dei progetti di cooperazione con il Gruppo Abele di Torino, San Patrignano e molte altre associazioni no profit per la valorizzazione del lavoro. I nostri collaboratori sono partecipi e credono quanto noi in tutte queste azioni. Sanno di essere parte di un meccanismo che lavora anche per il bene delle persone”.
Collaborate con le Università?
“Il nostro modello virtuoso di recupero delle materie prime della filiera alimentare e la valorizzazione di formulazioni cosmetiche innovative e sempre più sostenibili sono oggetto di studio e sono diverse le università che ci contattano per creare nuovi progetti: dalla Luiss di Roma alla Bocconi di Milano a Cà Foscari di Venezia. Lo scorso mese, ad esempio, abbiamo aperto l’azienda a sei tra istituti tecnici e università cittadine”.
Torino per lei è?
“Per me è stata la città della Fiat, la capitale dell’industria italiana. Oggi non lo so perché è statica. Qui ci sono realtà sociali importanti come l’associazione Libera, il Cottolengo e il Sermig, ma da sole non possono fare molto. Dobbiamo lavorare pensando di portare qualcosa di bello alla cittadinanza e al territorio”.
Un ricordo legato alla città?
“Amo la montagna e infatti sono appassionato di arrampicata. Un ricordo che mi emoziona sempre è vedere, nelle giornate terse, il panorama dal Monte dei Cappuccini. Torino, con le sue vie e la Mole circondate dai monti, sono la mia casa”.
Coordinamento: Carole Allamandi
Intervista: Barbara Odetto