Poliedrica e appassionata di arte, Ilaria Bonacossa non teme le sfide. Lo ha dimostrato durante gli anni di formazione e ancora di più con l’attività professionale. Laureata in Storia dell’Arte Contemporanea all’Università di Milano, si è trasferita negli Stati Uniti dove ha conseguito un Master in Studi Curatoriali al Bard College di Annandale-on-Hudson, poco distante da New York. Nel 2000 è stata assistente curatrice di Manifesta 3, la Biennale Europea itinerante di Arte Contemporanea che si è tenuta a Ljubljana, mentre nella Grande Mela, nel 2003, ha lavorato presso la celebre Biennale di Arte Contemporanea ospitata dal Whitney Museum of American Art. Rientrata in Italia, dal 2003 al 2008 è stata curatrice della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino e successivamente Direttore Artistico del Museo Villa Croce di Genova. Nel 2013 ha invece curato il progetto di Katrin Sigurdardottir presso il Padiglione Islanda della Biennale di Venezia. La sua carriera inarrestabile l’ha portata ad essere membro del comitato tecnico per le acquisizioni di FRAC Provenza-Alpi-Costa Azzurra a Marsiglia, del comitato direttivo del PAC di Milano e Direttore del programma internazionale Artist’s Pension Trust. Nel 2007 Ilaria Bonacossa è stata tra i giudici che hanno selezionato il vincitore del Leone d’oro alla Cinquantaduesima Biennale d’Arte di Venezia e nel 2013 tra quelli della giuria per il premio della Fondazione Inamori a Kyoto. Amante della sperimentazione e capace di fare sua una visione professionale e culturale lungimirante, dal 2009 al 2013 ha fatto parte di Art@Work, un collettivo del quale era anche tra i cofondatori e che commissionava e sviluppava progetti in luoghi diversi dall’arte e della cultura italiana in collaborazione sia con le istituzioni pubbliche e private sia con i collezionisti. Tra i lavori più affascinanti, quello che l’ha vista curatrice di installazioni d’arte contemporanea site specific per Antinori Art Project. Nonostante i successi raggiunti, il suo entusiasmo nei confronti del lavoro e della vita non si è mai arrestato. Direttore artistico della Fondazione La Raia di Novi Ligure (AL), una fattoria biodinamica che commissiona installazioni site-specific nel territorio del Gavi, dal 2017 è Direttrice della Fiera Internazionale d’Arte Contemporanea Artissima di Torino, che si tiene dall’1 al 3 novembre, ed è stata confermata per il prossimo biennio. L’ennesimo traguardo prestigioso che la vede protagonista.
Arte per lei significa?
“Passione allo stato puro, soprattutto nei confronti dell’arte contemporanea”.
Da due anni è Direttrice di Artissima: un bilancio?
“Mi sono buttata senza sapere cosa significasse lavorare in una fiera, ma è una bella avventura. Quest’anno abbiamo 208 gallerie provenienti da 43 paesi e anche se l’evento è lungo da preparare e si svolge solo in tre giorni, questa velocità rispecchia il mondo contemporaneo. Ciò che mi piace è che ad Artissima si può sperimentare quello che in un’istituzione museale sarebbe più complicato da attuare”.
Nella foto: Sam Bardaouil e Till Fellrath (Special Advisors of Hub Middle East/ Artissima 2019)
Quali le novità di questa ventiseiesima edizione?
“Abbiamo introdotto un progetto geografico che si intitola Hub Middle East e che è in collaborazione con Fondazione Torino Musei e vanta la consulenza di Sam Bardaouil e Till Fellrath, fondatori della piattaforma curatoriale Art Reoriented. L’idea è offrire una ricognizione sulle gallerie, le istituzioni e gli artisti attivi in un’area geografica oggi centrale per gli sviluppi della società. Negli ultimi cinque anni nel Middle East c’è stata infatti una grande apertura nei confronti dell’arte contemporanea e fiere come quelle di Abu Dhabi e Dubai ne sono la conferma. L’iniziativa si articola anche attraverso dei talk che analizzano la scena artistica medio-orientale, offrendo la visione di collezionisti e mecenati d’arte attivi nell’area in modo da rafforzare la sinergia con la Città di Torino che ospita da tempo il Turin Islamic Economic Forum, forum sulla finanza islamica che nel 2019 si svolge dal 28 al 30 ottobre”.
Il tema di quest’anno è desiderio/censura. Vogliamo approfondirlo?
“L’obiettivo è stimolare una riflessione sulle ambizioni e sulle utopie contemporanee, sugli impulsi che plasmano i tempi e sulle prospettive che li attraversano, oltre che sul complesso legame tra le immagini e il loro controllo. Il desiderio nasce dal rapporto tra la realtà vissuta e quella immaginata. Le opere d’arte sono storicamente portatrici di immagini in grado di emancipare ciò che convenzionalmente viene considerato un tabù, grazie al desiderio di sovvertire le regole, e rendono fluidi i confini tra normale ed eccezionale. L’arte stessa, poi, è oggetto di censura. Sul tema del desiderio abbiamo incentrato un nuovo focus espositivo curato da Lucrezia Calabrò Visconti e Guido Costa che si intitola Abstract Sex: We don’t have any clothes, only equipment ed è ospitato negli spazi di Jana, storica boutique torinese. L’obiettivo è interrogarsi sulla rilevanza del desiderio nella ricerca artistica e culturale più recente. Il percorso si struttura attraverso video, sculture, opere su tela o carta e oggetti selezionati dalle gallerie che partecipano ad Artissima”.
Nelle foto: Lucrezia Calabrò Visconti e Giudo Costa (Co-curators of “Abstract Sex. We don’t have any clothes, only equipment”/Artissima 2019)
Come risponde il pubblico all’Internazionale d’Arte Contemporanea?
“L’edizione del 2018 ha registrato 55.000 visitatori. L’interesse nei confronti di questo evento è notevole e, soprattutto, trasversale. Gli ospiti dell’Oval sono curatori, direttori di istituzioni, galleristi, collezionisti, fondazioni d’arte e patron di musei provenienti da tutto il mondo. Il pubblico si compone anche di persone, Torinesi e non, che amano l’arte contemporanea e di giovani che seguono Club to Club e apprezzano il connubio tra l’espressione artistica e la musica elettronica. Non mancano poi i piccoli. Per il secondo anno, in collaborazione con Juventus, proponiamo infatti Artissima Junior e a guidare il progetto abbiamo un giovane duo di artisti, Valentina Ornaghi e Claudio Prestinari, che accompagnano i giovani visitatori alla scoperta del mondo dell’arte contemporanea”.
Quali sono i plus che determinano il successo di Artissima?
“Alla fiera sono riconosciute una vocazione dinamica che contribuisce alla crescita del mercato italiano, l’attenzione verso le pratiche sperimentali, il ruolo di trampolino di lancio per artisti emergenti e gallerie di ricerca e la vitalità che si ripercuote su tutta la città”.
State già pensando alla prossima edizione?
“Il progetto è in embrione, ma tutta l’energia creativa è concentrata sull’edizione 2019. Dopo aver testato quanto in programma, con il consiglio direttivo valuteremo i risultati e definiremo cosa riconfermare e cosa modificare. Normalmente il palinsesto mantiene intatta la propria identità di ricerca e d’avanguardia, ma propone idee inedite per rispondere agli stimoli delle istanze più interessanti del nostro tempo. Dopo un evento di questa portata occorre un momento di pausa per poter fare un’analisi lucida, ma il debrief è già in agenda per il mese di dicembre”.
Torino per lei è?
“Qui ho svolto il mio primo lavoro, qui per la prima volta ho vissuto da sola e qui ho incontrato mio marito. Direi che Torino ha un ruolo chiave nella mia vita”.
Un suo ricordo legato alla città?
“Ero bambina e i miei genitori mi portarono a vedere le opere di Alexander Calder a Palazzo a Vela. Quella fu la mia prima mostra”.
Coordinamento: Carole Allamandi
Intervista: Barbara Odetto
Ph: Ilaria Bonacossa, Direttrice di Artissima Fair – Giorgio Perottino/Artissima
Ph: Interno ed Esterno di Artissima 2018 – Perottino, Piva, Bottallo/Artissima
Ph: Staff Artissima Fair – Giorgio Perottino/Artissima
Ph: Sam Bardaouil e Till Fellrath: Courtesy National Pavilion UAE
Ph: Lucrezia Calabrò Visconti: Shinji Otani
Ph: Guido Costa: Giorgio Perottino/Artissima