Alessia Costa – I suoi gioielli uniscono la tradizione valenzana con la tecnologia. Il risultato? Un nuovo modo di concepire il lusso

Alessia Costa – I suoi gioielli uniscono la tradizione valenzana con la tecnologia. Il risultato? Un nuovo modo di concepire il lusso

Nata a Valenza, famosa in tutto il mondo per essere la città della gioielleria, Alessia Costa vanta una lunga tradizione famigliare nel settore. Il padre fu il primo a credere in lei e a spronarla sin da piccola a misurarsi in questo ambito. Benché l’arte orafa fosse nel suo DNA, per un certo periodo della sua vita Alessia ha fatto scelte diverse. Laureata in Ingegneria delle Telecomunicazioni presso il Politecnico di Torino, ha lavorato nello storico centro di ricerca CSELT, si è occupata di consulenza per imprese high-tech e dei rapporti con i fondi di venture capital. Divenuta mamma, e forte dell’esperienza professionale acquisita, è tornata al mondo della gioielleria occupandosi dell’azienda di famiglia insieme con imprenditori orafi che, come lei, credono nel made in Italy, nella produzione etica e certificata e nella tradizione orafa valenzana. Il risultato? Un brand, quello di Alessia Costa Gioielli, che sa unire l’innovazione con l’artigianalità e le tecniche di lavorazione più antiche, uno stile che piace alle donne che possono scegliere le sue creazioni durante eventi speciali organizzati in prestigiose location torinesi e che conquista gli uomini che hanno poco tempo per la scelta del regalo perfetto e possono acquistare online sul sito www.alessiacostagioielli.com. La sua expertise e il gusto indiscusso hanno conquistato anche la travel blogger Elisa Gonfiantini, con la quale ha creato la capsule Girandolina, e la showgirl Elena Barolo: insieme hanno realizzato tre linee che raccontano la storia famigliare della celeb.

Com’è nata la passione per la gioielleria?

“L’arte della gioielleria è per me qualcosa di nativo e famigliare. La mia famiglia lavora nel settore da tempo. Fin da piccola ho respirato questo mondo a pieni polmoni. Mio padre mi coinvolgeva nella realizzazione dei gioielli, in particolare quelli da regalare a mia madre per ricorrenze importanti. Ricordo un giorno in cui portò a casa dal laboratorio alcuni rubini da mostrare a mia mamma per avere suggerimenti per la realizzazione di un anello. Non erano di elevato valore, servivano per realizzare un prototipo. Comunque erano pietre preziose. Mio padre me le affidò dicendo di conservarle per quando avessi ideato la montatura giusta. Per custodirle le nascosi nella pancia del mio orsetto di peluche e cominciai a disegnare. Non ero mai soddisfatta del risultato. Ancora oggi le pietre sono lì. Ma ho realizzato molti altri gioielli”.

A cosa si ispira per la realizzazione dei suoi gioielli?

“Le mie creazioni sono classiche. Per me un gioiello deve durare per sempre. Deve essere indipendente dalle mode del momento perché ritengo sia qualcosa da tramandare. Un gioiello ci fa sentire parte di una storia, di una tradizione da portare avanti e tenere viva. Amo quindi prendere spunto da preziosi antichi miscelando stili e gusti di epoche diverse”.

Qual è il target di Alessia Costa Gioielli?

“I miei clienti sono principalmente di due tipi. Quello che acquista online, che è avvezzo alla tecnologia e quindi ai nuovi modi di fare acquisti, che ricerca uno stile semplice e lineare e che è attento al rapporto qualità/prezzo piuttosto che al brand. Poi c’è il cliente che partecipa ai miei eventi e che ricerca gioielli particolari, a volte anche da realizzare in pezzi unici, sempre di stile classico, ma con un vezzo assolutamente personale ed originale”.

Quali sono i suoi valori?

“I valori che considero fondamentali in questo mestiere, e che caratterizzano quindi il mio nome, sono la manualità, il lavoro artigianale degli orafi, l’uso di materiali e pietre preziose naturali, che abbiano una provenienza certificata – anche etica – e il tramandare una storia. Ciò che mi propongo è stimolare le persone a creare legami e storie indimenticabili offrendo l’alta qualità del Made in Italy”.

Ci presenta le diverse linee di prodotto?

“Realizzo gioielli dalle linee semplici che seguono la tradizione, non la moda del momento, per passare di generazione in generazione: sostanza, non solo apparenza. E gioielli più estroversi, dalle linee più audaci, con uno spirito dinamico e giovanile, ma comunque indossabili sempre. In questo caso le collaborazioni con personaggi del mondo dello spettacolo e dei social hanno fatto da motore: la travel blogger Elisa Gonfiantini ed Elena Barolo”.

Ci parli di queste collaborazioni

“È molto stimolante potersi confrontare con persone che hanno provenienza e gusti diversi dai propri. Per questo ho colto con entusiasmo la possibilità di creare con Elisa Gonfiantini, travel blogger toscana veramente molto frizzante e simpatica, la capsule Girandolina che riprende l’idea della girandola e quindi del movimento, della voglia di scoprire ed esplorare. Ho collaborato poi con Elena Barolo che aveva il desiderio di realizzare una capsule che esprimesse il suo modo di essere. Abbiamo trovato insieme uno spunto importante nella storia dei suoi nonni, perché nulla ci contraddistingue come il nostro passato e, soprattutto, questo era perfettamente coerente con il mio modo di realizzare gioielli: raccontare una storia. Le linee create sono tre. Il fulmine (FLASHBACK COLLECTION) rappresenta una cicatrice di guerra sul volto del nonno, il quale per anni ha raccontato a Elena di essere stato colpito da un meteorite. Nel cercare di nasconderle la verità si legge il tentativo di quest’uomo di proteggere la nipote da dinamiche che le sarebbero state allora incomprensibili, e per questo la sua scelta di rendere fiabesca e romanzata una storia purtroppo cruda e dolorosa. La ferita era stata medicata con una benda fissata con una spilla da balia (PIN LOVE COLLECTION) regalo della moglie, nonna di Elena. Infine il cerchio (LINK COLLECTION) rappresenta l’amore, questa unione perfetta, senza una fine; un legame che ha saputo superare tante avversità e che si è trasformato negli anni, senza mai spezzarsi”.

Alessia Costa Gioielli punta su materiali etici: possiamo approfondire questo tema?

“Per ogni nostro gioiello c’è un’attenzione particolare verso la provenienza dei materiali usati per la realizzazione. Credo fortemente nell’etica che sta dietro la produzione di un gioiello. Per la fornitura dei materiali, ci affidiamo solo ed esclusivamente a partner eticamente certificati. Nello specifico per eticamente certificati si intende che i partner fornitori delle materie prime, come metalli e pietre preziose, risultano certificati dal Responsible Jewellery Council. Tutto questo per avere sempre certezza dalla provenienza dei materiali e pietre preziose usate nella produzione dei gioielli. Il Responsible Jewellery Council è un’organizzazione senza scopo di lucro, che conta più di 800 aziende associate tutte operanti nel campo della fornitura di gioielli. Tale ente stabilisce norme e certificazioni che tutelano i diritti umani, i diritti del lavoro, l’impatto ambientale, le pratiche minerarie, la commercializzazione dei prodotti e tutto ciò che riguarda la fornitura etica dei gioielli. Supervisiona con specifiche normative tutta la catena distributiva dei gioielli”.

Cosa significa per lei Torino?

“Torino per me è parte della mia essenza. L’impronta mi è stata data da Valenza e dalla sua tradizione orafa, ma Torino ha significato la mia crescita: gli studi in Ingegneria delle Telecomunicazioni al Politecnico, l’esperienza nel centro di ricerca CSELT, il mondo della consulenza per imprese high-tech e i rapporti con i fondi di venture capital mi hanno permesso di avere un punto di vista diverso e quindi di voler percorrere strade differenti da quelle della gioielleria tradizionale. Torino, nella sua sostanza e nella sua riservatezza, ha fatto di me ciò che sono”.

Un ricordo legato alla città?

“Il periodo dell’Università, in particolare la mia permanenza nel Collegio femminile dalle Suore Salesiane di Via della Consolata. I Salesiani di Don Bosco sono per Torino una realtà molto presente, attiva e aperta al nuovo. Le Suore ci accompagnavano ad esplorare la città: l’architettura, i musei, i teatri, ma anche realtà difficili. E ci sollecitavano ad essere persone consapevoli. Un’impostazione di pensiero e di azione che non ho mai perso in ogni ambito”.

Coordinamento: Carole Allamandi

Intervista: Barbara Odetto

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