Ingegnere per formazione, imprenditore per vocazione. Se si dovesse coniare un claim per Alberto Maria Barberis, sicuramente sarebbe questo. Laureato in Ingegneria Edile presso il Politecnico di Torino nel 2001, a 29 anni ha fondato, insieme a due amici e colleghi, Protocube. La start-up si è fatta conoscere sul mercato per la forte matrice innovativa ed è legata al mondo della modellazione digitale e stampa 3D; è stata inoltre tra le prime in Italia ad occuparsi di tecnologie 3D Printing in ambito industriale e creativo. Alberto Barberis dal 2014 è membro del Consiglio Direttivo dell’Unione Industriale, dal 2015 fa parte del Consiglio Nazionale dei Giovani Imprenditori di Confindustria e dal 2016 è Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione Industriale di Torino. Fortemente legato alla sua città e impegnato attivamente per regalarle un futuro proiettato verso uno scenario internazionale e all’avanguardia, l’Ingegner Barberis rappresenta a pieno titolo un protagonista coerente con la filosofia di ScattoTorino.

Ci presenta il Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione Industriale di Torino?
“Si tratta di un movimento di opinione che, nell’ambito della Confindustria, riunisce imprenditori e manager dai 22 ai 40 anni di età. Quello torinese, il capostipite, fu fondato nel 1959 e il primo presidente fu Enrico Salza. Il Gruppo è composto da persone e non da aziende e le azioni e i progetti hanno un peso legato all’individuo e non all’impresa che dirige. All’interno di Confindustria ha una sua autonomia ed è sicuramente una buona palestra associativa che favorisce lo scambio di informazioni ed opinioni”.

Quali sono gli obiettivi del suo mandato?
“I principali sono tre: education, internazionalizzazione, formazione interna. Per education si intende un dialogo con i giovani sull’importanza di creare aziende in Italia e di essere imprenditori di se stessi. L’impresa ha un valore sociale e per questo ci rivolgiamo ai ragazzi delle scuole superiori e delle università. Siamo inoltre partner di SEI, la School of Entrepreneurship & Innovation, che promuove la propensione all’imprenditorialità degli studenti universitari attraverso momenti di formazione in aula, esperienze operative nel mondo delle imprese innovative e testimonianze di imprenditori, investitori e professionisti. L’internazionalizzazione è stata sviluppata attraverso dei viaggi all’estero. Nel 2017 siamo stati nella Silicon Valley per conoscere sia le startup italiane che hanno sede qui, sia per visitare aziende già affermate; nel 2018 siamo andati in Lussemburgo, nazione che dedica interesse e risorse al settore tecnologico e dell’aerospace, e a Bruxelles. Questa esperienza mi ha fatto capire quanto sia importante ragionare in termini di Europa e non di Italia per evolvere e tutelare la comunità della quale facciamo parte. Alla fine di ottobre dello scorso anno ci siamo invece recati in Israele e abbiamo visitato imprese dove Israeliani e Palestinesi cooperano insieme, perché il lavoro unisce e non separa. Ciò che ho imparato da questi viaggi è che l’imprenditoria italiana non vale meno di quella straniera e la storia, la cultura, la creatività e l’ingegno del nostro Paese hanno un valore determinante per il futuro. Il terzo obiettivo include un percorso formativo che si sviluppa durante il triennio del mandato e nel mio caso ho approfondito, tra i tanti, i temi della leadership, della negoziazione e della gestione del tempo”.

Fare impresa cosa significa?
“Vuol dire coltivare una passione, trasformare un sogno in un lavoro, mettere testa e cuore in un’attività che genererà tante preoccupazioni e poche soddisfazioni, ma quelle poche ci ripagheranno a livello personale. Nel mio caso fare impresa vuol dire realizzare un sogno e avere la responsabilità di quanti sono coinvolti nella mia attività. Si tratta di persone che si fidano di me e costruiscono un percorso di vita grazie all’idea che ho condiviso con loro. Non meno importante, fare impresa coincide anche con il contribuire allo sviluppo del territorio”.
Quali sono gli skill che dovrebbe avere un imprenditore oggi?
“Come sostiene Francesco Casoli, Presidente del gruppo industriale Elica, un buon imprenditore sa circondarsi di persone con più capacità di lui. È importante essere un leader, avere umiltà e saper ascoltare per capire e non per rispondere. Il suo compito è tenere unite le persone e dare loro il giusto valore in rapporto alle competenze”.
Un bilancio sull’imprenditoria torinese?
“In città ci sono delle eccellenze che ho avuto la fortuna di conoscere come Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione Industriale di Torino. Si tratta di aziende leader a livello internazionale, ma poco conosciute sul territorio. È importante che l’imprenditoria locale si apra al mondo: chi lo ha fatto ha avuto risultati di successo”.

Parliamo di Futurabile?
“Il progetto nasce da un’idea del Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione Industriale di Torino, che ha voglia di mettersi a disposizione della città. Il capoluogo si è trasformato più volte negli anni e per costruire il domani dobbiamo mettere in campo le nostre abilità. Il claim che abbiamo ideato è Il futuro è degli abili e non degli alibi e nell’assemblea che si è tenuta a novembre al Teatro Astra abbiamo presentato il progetto, del quale fanno parte imprenditori under 40 e studenti. Sul sito di Futurabile diamo voce ai giovani, a chi ha un passato importante legato a Torino, raccontiamo casi di eccellenza e presentiamo gli stranieri che hanno scelto di vivere qui. Il nostro obiettivo è cercare di capire la città che siamo e che vogliamo essere. Il prossimo 16 maggio ci sarà un’assemblea e redigeremo il manifesto per la Torino del futuro”.
Ci presenta Protocube, la sua azienda?
“Nel 2005, quando la tecnologia di stampa 3D era poco nota, io e due amici ingegneri edili ce ne siamo innamorati e abbiamo intuito la sua applicabilità in settori come l’industrial design e l’architettura. Abbiamo partecipato alla Start Cup e abbiamo vinto un premio speciale legato all’Incubatore di Vercelli. Successivamente abbiamo partecipato ad un bando della Regione Piemonte e ottenuto un finanziamento a tasso agevolato che ci ha permesso di acquistare un macchinario dagli Stati Uniti e, nel 2006, di iniziare la nostra avventura. Abbiamo creato un mercato che non esisteva e nel 2016 l’azienda è entrata a far parte del gruppo Reply, un network multinazionale di aziende specializzate che affiancano i principali gruppi industriali nella definizione di nuovi modelli di business. È nata così la Protocube Reply che è andata ad integrare l’offerta generale del gruppo nell’ambito di soluzioni 3D digitali e 3D printing in ottica Industry 4.0”.

Torino per lei significa?
“Mi riconosco nella città e nei suoi valori. Torino è caratterizzata da un senso di responsabilità, serietà e impegno. È stata la prima capitale d’Italia e sede tanto dei Reali quanto dell’automotive. Riuscire a realizzare dei progetti qui ha un significato ancora più importante. Inoltre per me è la città più bella d’Italia. Viaggio spesso, ma la porto sempre nel cuore. Chi non è nato qui forse ha difficoltà a capirla, ma ha un suo saper vivere che la rende affascinante”.
Un suo ricordo legato alla città?
“Quando ero all’Università abitavo in Gran Madre e andavo al Politecnico in biciletta. Mi piaceva attraversare i parchi e godermi il panorama. Spesso passavo davanti all’Unione Industriale ed ero affascinato da quel luogo pregno di strategie e sviluppi, così lontano dal mio mondo. La vita invece mi ha portato qui, dove ho trovato persone che mi hanno fatto crescere intellettualmente e come uomo”.


Intervista: Barbara Odetto
Coordinamento: Carole Allamandi
Ph: Sandra Czubak