ScattoTorino ha incontrato il Dottor Architetto Hussain Harba, conosciuto e stimato a livello internazionale dai più importanti professionisti nel campo dell’arte e del design. Nato in Iraq, a Babilonia, a 18 anni si è trasferito a Perugia per frequentare l’Università e successivamente a Torino, dove si è laureato presso la Facoltà di Architettura del Politecnico. Dopo gli studi ha lavorato nell’ambito della progettazione e nel 1997 ha fondato la TriArt Pubblicità che firma manufatti di design per famosi brand italiani e internazionali e la cui sede è stata definita da un esperto di design americano “la più happy e colorata del mondo”. Nel 2001 il suo studio è stato insignito del premio Italia che lavora per la costante ricerca nell’ambito del design applicato alla realizzazione di oggetti. I suoi modelli, unici o in serie limitata e numerata, sono registrati presso l’Euipo (European Union Intellectual Property Office). Dopo l’incontro con la Dottoressa Roberta Meloni presidente del Centro Archivio Poltronova, storica azienda del design internazionale di Firenze, Hussain Harba ha avuto l’idea di realizzare una limited edition di 24 poltrone Joe intitolata Bloom e che è stata presentata al MIAAO di Torino nel 2017. Numerate, le poltrone sono un omaggio a quella che era stata realizzata nel 1970 dagli architetti Jonathan De Pas, Donato D’Urbino e Paolo Lomazzi per celebrare il campione di baseball Joe Di Maggio. Poliedrico e raffinato esteta, il designer firma anche una collezione di borse in edizione limitata dedicate ad una clientela che ama l’unicità e che fa della qualità superiore un segno di distinzione.
Cosa ha influenzato la sua sensibilità artistica?
“Sono nato a Babilonia, culla della storia e dell’architettura più antica, e le mie origini hanno influenzato il gusto per il bello che da sempre mi accompagna. Mio padre era un proprietario terriero collezionista di opere d’arte e da lui ho ereditato la passione per questo mondo. Sono un attento osservatore della natura, che mi affascina per l’armonia delle forme e dei colori, e da piccolo mi sedevo in riva al fiume per ammirare le tonalità accese della mia terra così fertile e ricca di energia. La forza magnetica di quei luoghi non mi ha mai abbandonato ed è presente negli oggetti di design che portano la mia firma. Ho lasciato l’Iraq per studiare all’estero e l’Italia, che ho scelto come paese d’elezione, ha contribuito a formare il mio amore per l’arte, per l’architettura e per il design”.
Lei si occupa di design, chi sono i suoi clienti?
“Ho collaborato con aziende internazionali come Jose Cuervo, Carlsberg, F.lli Gancia, Cinzano, Bavaria e molti altri. Secondo me gli oggetti devono coniugare la funzionalità con la creatività e la scelta cromatica ha un ruolo chiave. Le mie creazioni, anche quelle su commissione, sono il frutto dello studio, della progettazione e della precisione uniti alla passione per il bello e alla capacità di emozionarmi e di emozionare. Senza questi requisiti un manufatto è solo un prodotto senza anima e personalità”.
Il colore per lei è?
“I colori sono la primavera del design e l’espressione degli stati d’animo. Amo il colore perché è segno di una spontaneità che oggi manca. Personalmente lo utilizzo in tutto ciò che creo: dagli art objects alle borse, dai gioielli alle poltrone. Anche il mio studio è un’esplosione di cromie che, apparentemente, sono in contrasto tra loro, ma insieme creano un’armonia gioiosa che mi fa stare bene”.
Hussain Harba è interior designer, ma anche couturier.
“Amo il bello in tutte le sue forme e in tutte le sue applicazioni. Naturalmente anche la moda non si sottrae al mio interesse. Realizzo gioielli di lusso che uniscono la ricerca estetica alla scelta dei materiali pregiati e firmo borse e cartelle da uomo in pellami extra lusso dove il colore, ancora una volta, è protagonista”.
Tra le sue creazioni c’è una limited edition di borse: ce ne parla?
“Mini-Home è una capsule collection che nasce dalla sintesi della ricerca estetica, artistica e della funzionalità. Si tratta di art objects che hanno la funzione di borsa. Ho selezionato texture morbide e lussuose come il pitone, il coccodrillo e lo struzzo alle quali ho unito un manico pratico ed ergonomico in plexiglas ed altri materiali; inoltre ho inserito una tracolla rifinita a mano che permette alla borsa di essere indossata come handbag o a spalla e una pochette porta cellulare esterna e removibile. Realizzate artigianalmente in Italia e in tiratura limitata, le Mini-Home indagano tutta la palette cromatica e giocano su accostamenti originali di colori che si adattano alla personalità di ogni donna e che le rendono perfette in ogni momento della giornata. Il nome, infine, vuole rendere omaggio alla casa intesa come simbolo di sicurezza che nasconde e custodisce il mondo di ogni signora o di ciascuna ragazza”.
Parliamo di Bloom?
“Il mio intervento sulla poltrona Joe di Poltronova è l’espressione di una nuova forma di pop art del design che si lega alla natura, che richiama nei colori e nelle forme. Si tratta di un intervento sulla superficie dell’oggetto che si ispira alla primavera e alla sensazione di gioia che porta con sé. Vorrei essere controcorrente e portare alle persone felicità ed allegria, aspetti fondamentali per nutrire la nostra anima. Questo intervento su un oggetto storico del design internazionale potrebbe aprire la strada per rinnovare l’aspetto esteriore di altre icone del design mondiale che, forse per timore, fino ad oggi non sono state toccate”.
Cosa rappresenta per lei Torino?
“Significa tantissimo per me sia a livello personale che professionale. Ci vivo da 38 anni e qui ho studiato. Ho infatti frequentato la Facoltà di architettura negli Anni Ottanta e prima di Torino ho vissuto 6 mesi a Perugia dove ho seguito un corso di lingua italiana all’Università. Quando sono arrivato in città ho notato subito la differenza tra storia e industria. Penso spesso alla grandissima storia del capoluogo, che unisce la tradizione industriale a quella culturale. Qui è nato e si è sviluppato quasi tutto: automobile, tessile, cinema, alimentare. Davvero poche città nel mondo hanno avuto una storia così ricca come Torino”.
Un ricordo legato a Torino?
“La bellissima Facoltà di architettura al Valentino, un esempio architettonico davvero interessante, e gli anni di studi. Indimenticabili”.
Intervista: Barbara Odetto
Coordinamento: Carole Allamandi