Dario Gallina – Con lui l’Unione Industriale guarda al futuro di Torino

Dario Gallina – Con lui l’Unione Industriale guarda al futuro di Torino

Dario Gallina ben rappresenta la filosofia di ScattoTorino che intende raccontare i protagonisti più attivi della Città. Torinese di nascita e formazione (ha studiato presso il Real Collegio Carlo Alberto di Moncalieri e si è laureato in Economia e Commercio all’Università di Torino), è Amministratore Delegato della Dottor Gallina s.r.l. azienda di famiglia specializzata nella produzione di sistemi e lastre in policarbonato per l’edilizia, che guida con successo insieme con i fratelli Davide e Daniel e che oggi conta 170 dipendenti in Italia e circa 250 nel mondo.

Il suo impegno in ambito associativo inizia con la Vicepresidenza del Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione Industriale di Torino, carica ricoperta nel triennio 2004-2007; dal 2007 è Presidente della Categoria Materie Plastiche ed è membro del Consiglio Generale della Federazione Gomma Plastica e di Unionplast, l’associazione nazionale di categoria. Dal 2012 al 2014 è stato componente dello Steering Committee dell’EUPC (European Plastic Converters), dal 2013 al 2016 Presidente di Piccolindustria all’Unione Industriale di Torino. È inoltre componente del Consiglio Generale di Confindustria e dal 2016 è Presidente dell’Unione Industriale di Torino.

Dottor Gallina, qual è la situazione industriale italiana?

“Il Paese ha attraversato dieci anni di difficoltà economica poi, nel 2017, si è avvertito un miglioramento: nell’industria c’è stata una ripresa per quanto riguarda gli investimenti di carattere tecnico e l’Italia ha superato la Francia e la Germania nell’export. Gli indicatori segnalano però che c’è stato nuovamente un rallentamento e, nel secondo semestre del 2018, uno stop. Le ragioni sono sia di politica interna che estera. La mancanza di un governo per 90 giorni prima e l’incertezza del cambiamento dopo non hanno favorito gli investimenti, così come le dinamiche di protezionismo internazionale, la Brexit e altri fenomeni non hanno promosso la spinta economica e la conseguente crescita”.

E quella torinese?

“La fotografia di Torino è simile a quella del resto d’Italia. Nel 2016 e 2017 c’era stata una crescita nel settore dell’automotive, che adesso è in calo. Il mercato immobiliare non si riprende – come invece è già successo in Lombardia– e si registra oltre 30% di disoccupazione giovanile. Inoltre l’età media sale e la dinamica demografica è negativa. L’industria manifatturiera è però solida e un quarto dell’economia locale dipende da essa e dalla presenza di grandi gruppi industriali internazionali che sono il fiore all’occhiello della Città. Torino ha comunque dei settori trainanti che sono l’automotive, l’aerospazio e la meccatronica”.

Quali sono le keywords dello sviluppo economico della Città?

Industria del futuro perché le aziende sono ben strutturate e capaci di avere un mercato diversificato e internazionale.

Giovani universitari, che sono quasi 120.000 a Torino e cioè il 10-15% della popolazione; qui studiano, soprattutto al Politecnico e all’Università di Torino che sono due asset importanti, e un domani entreranno nel mondo del lavoro.

Cultura e turismo sono parole chiave che hanno già dimostrato il loro valore dalle Olimpiadi del 2006 in avanti.

Infrastrutture urbane e digitali perché senza queste siamo su un binario morto. Torino può diventare un cardine importante per i collegamenti Est-Ovest e Nord-Sud dell’Italia.

L’ultima keyword è macroregione, insieme con Liguria e Lombardia”.

Come immagina il capoluogo tra 10 anni?

“Se si creano i requisiti giusti, vedo una leadership industriale al passo con i tempi, un marketing territoriale forte e un polo universitario d’eccellenza. Per lo sviluppo dell’innovazione industriale sono fondamentali i competence center che puntano su tecnologie avanzate e trasferimento tecnologico, forte accento sulla partnership con le imprese, apertura alle università.

A Torino sta nascendo il Competence Center con 24 aziende eccellenti del territorio, il Politecnico e l’Università e a seguire stiamo lavorando per un progetto più ampio ed ambizioso: il Manufacturing Technology Competence Center (MTCC) che è stato voluto da Unione Industriale, Politecnico, Camera di Commercio, Università degli Studi, Compagnia di Sanpaolo e Fondazione CRT che hanno lavorato insieme con il supporto politico della Regione Piemonte e la Città di Torino.

Il progetto dell’MTCC sorgerà in un’area di circa settantamila metri quadri in una delle zone selezionate dove le aziende potranno acquisire uno spazio e collaborare direttamente con chi si occupa di ricerca e sviluppo; fra queste la più idonea è l’area nel quartiere di Mirafiori ora proprietà della società Torino Nuova Economia. Qui si faranno laboratori per sviluppo di nuovi prodotti legati alle filiere principali come l’auto del futuro, ma anche formazione per preparare sia i lavoratori della fabbrica 4.0 sia i laureati in modo da permettere al capitale umano di acquisire le competenze appropriate nello smart manufacturing. Credo molto nella tecnologia, nella ricerca e nelle persone, ecco perché quando sono diventato presidente dell’Unione Industriale di Torino ho subito creato il Digital Innovation Hub, primo in Italia, per la trasformazione digitale delle imprese del territorio. Tra dieci anni spero che a Torino si producano auto elettriche con processi e materiali innovativi. So che è un percorso lungo, ma occorre alzare lo sguardo e andare oltre il semplice day by day”.

Parliamo di un argomento quanto mai attuale: la Tav.

“La Tav è l’ossatura per il rilancio della Città. Torino deve essere collegata con la Spagna, con la Francia, con l’Europa e, ad est, con l’Asia attraverso la cosiddetta “via della seta”; le persone e le merci devono arrivare a destinazione viaggiando su reti ad alta velocità che non inquinano. Si tratta di un investimento secolare per il futuro che serve a dare certezze agli investitori stranieri e quindi a far crescere il capoluogo e dargli un ruolo importante in Europa”.

Torino per lei è…?

“Una Città Reale che deve puntare in alto”.

Intervista: Barbara Odetto

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